-
Giulio Fezur
.User deleted
Giulio Fezur - Silenzio in sala (2018)
Finisce lo spettacolo
Le poltrone divengono vuote, di sbiadito rosso.
Il sipario riposa stremato dondolando al tempo.
In penombra contemplo l’assedio del silenzio in sala.
Naufragando nell’eco dei versi di commedie tristi
mi sacrifico al palco deserto – con l’odore secco
dell’attesa del legno che dorme sopra fiori d’oppio.
E mi perdo, mi perdo nel nulla degli applausi infranti
sulle rime di labbra che mentono con parole e smorfie.
Sì, mi perdo, nel ritmo sconnesso del fischiante addio
delle maschere, tinte da sogni con risvegli ed ombre.
Non perdòno l’infame imbarazzo delle luci spente,
quando il nulla riprende il comando dopo il fuoco e il vento
delle recite in mostra con cuore di tramonti e vino –
testimoni d’incontri d’amanti nel deserto umano.
Le parole rimangono in volo nelle pieghe mute
del presente: “Domani fiorisce la genziana”, sembra
risuonare tra battiti e passi di ricordi opachi –
e sparisco nel grande mistero della notte estiva
dove il sole riposa nel sonno di leggere spume.
Ha l’odore del mirto la danza del vagare d’onda
che costeggia la prosa dimessa dell’attore stanco –
verso il largo si porta la rima tra teatro e sangue.
È pesante il ritorno al rumore dell’assenza d’ogni
disperata battuta recitata: solo il vuoto assaggio
delle stelle, che solo alla luna doneranno il cuore.
Tra le file schierate m’aggiro – sentimenti in volo.
Qui rimango, contando le note del respiro corto –
che non porta all’esterno le rose: solamente spine
a respingere il candido abbraccio della quiete. Vado.
Vado in cerca del battito lieve del racconto umano.
Vado in cerca del semplice canto del mattino nuovo.
Lo spettacolo termina sempre. “Nascerà memoria…”
ed in questo terreno conquisto libertà di sole.
.
Finisce lo spettacolo |
